Arena
(Public)
(Public)
Noto a sé e agli altri
Il quadrante Arena rappresenta la versione originale del nostro Io: tutto ciò che di noi conosciamo in termini di pensieri, emozioni, desideri e valori che comunichiamo apertamente alle persone con cui ci relazioniamo.
Essere la versione originale di sé, significa mettere da parte la maschera che spesso indossiamo per sentirci meno vulnerabili e cominciare a vivere pienamente la vita.
Ampliare questo quadrante aumenta significativamente il senso di libertà percepito nelle interazioni con gli altri. Una sensazione che regala grande fiducia in sé, innescando un circolo virtuoso di miglioramento dell’autostima.
Molta importanza hanno gli amici: ne ho avuti e ne ho tanti... mi reputo fortunato.
MUSICA
"A volte basta una canzone. Anche una stupida canzone. Solo una stupida canzone... A ricordarti chi sei" (Canzone contro la paura - Brunori Sas)
Musica: impossibile farne a meno. La mia vita è sempre stata accompagnata da una colonna sonora. L’ascolto di un brano crea ricordi, stati d’animo, vibrazioni che mi permettono di viaggiare tra passato, presente e futuro in quel piccolo frammento di 3 minuti circa.
Ho una passione per tutti i generi, non posso e non riesco a definirne uno preferito. Cerco di avere un ascolto aperto: fa parte del mio carattere. Però, posso dire con certezza che musica trap e dintorni non fanno parte del mio bagaglio dell’ascoltabile. Probabilmente sono troppo avanti con il tempo biologico per poterne afferrare il significato (sono un inguaribile buonista!).
Con una solida ancora nella musica degli anni 70/80, navigo nei generi alla ricerca del nuovo, anche rielaborato dal passato, purché sia frutto di una evoluzione musicale artisticamente innovativa.
Non posso immaginare la mia vita senza un sottofondo musicale.
ARBITRAGGIO
Superiori. Io, Andrea e Aldo decidiamo di fare gli arbitri di calcio. Un sistema per iniziare a guadagnare qualcosa e avere la possibilità di entrare gratuitamente allo stadio.
Arbitro di calcio?! Ma sei sicuro?
Domanda che racchiudeva tutti i dubbi e le lecite paure che sono accostate alla figura del direttore di gara (di calcio, addirittura). In una partita di calcio, qualunque decisione tu prenda in campo, sei contestato da almeno il 50% dei calciatori e, fuori, sugli spalti, sei il capro espiatorio preferito della sconfitta dei propri colori.
Con gli amici non arbitri poi... sei l’opinionista dal vivo dei casi dubbi della moviola domenicale della serie A a cui ognuno espone il proprio punto di vista da tifoso, dopo aver avuto, inveendo contro la televisione, scarsi risultati.
Era il 1985, ai soldi ed all’ingresso gratuito allo stadio poi si è poi sostituita la passione, gli amici, il luogo di ritrovo ma soprattutto, uno stile di vita e di comportamento. Una passione indelebile durata 30 anni.
Ritengo l’arbitraggio uno degli sport (perché è uno sport a tutti gli effetti) che dal punto di vista della personalità, sia altamente formativo.
Entrare in campo e far seguire le regole di gioco, applicando sanzioni tecniche e disciplinari a 22 calciatori divisi su due squadre il cui scopo è uno solo, vincere la gara, non è così semplice e scontato. Soprattutto in Italia.
Si sviluppano o affinano qualità come empatia, problem solving, gestione delle conflittualità, autorevolezza fuori e dentro il terreno di gioco… il tutto in condizioni non ottimali: pubblico, calciatori, fatica fisica, stress emotivo e... tempo: problema, valutazione, decisione in meno di 1 secondo.
Chiunque dovrebbe, a mio modesto avviso, arbitrare almeno una volta. Vedrebbe il calcio, o qualsiasi altro sport, da un punto di vista diverso.